Lo Studio di Padova

Lo Studio di Padova nel Cinquecento

Dopo la sottomissione di Padova alla Repubblica di Venezia (1405) il controllo sull’università (dove tradizionalmente le nazioni degli scolari godevano di larga autonomia e molto potere) era esercitato dai rettori patrizi preposti alla città. Studenti provenienti da tutta Europa attendevano alle lezioni dei più insigni studiosi e maestri che la cultura dell’epoca potesse offrire. Erasmo da Rotterdam (studente a Padova nell’inverno del 1508), pertanto, non esitava a considerare lo Studio patavino come un “emporio fornitissimo e celeberrimo delle migliori discipline”. Tuttavia, in seguito alla crisi di Cambrai (1508-1516), si arrivò alla interruzione della maggior parte delle attività. Alla riapertura dello Studio, l’autorità veneziana si preoccupò di ridefinirne l’assetto istituzionale: venne creata una nuova magistratura (1517) composta da tre senatori, i Riformatori sopra lo Studio, a cui fu attribuita la delega per ricercare nuovi docenti. Nel 1528 tale magistratura divenne stabile e dal 1536 arrivò ad avere il riconoscimento della esclusiva regia della politica universitaria veneziana. Dalle materie relative all’università e a quanto ad essa inerente, la sua competenza si allargò via via all’intero settore culturale a Venezia e nello Stato, abbracciando in particolare la stampa e la censura, le pubbliche librerie di Venezia e di Padova, lo storiografo pubblico, le scuole di ogni tipo, ivi compresa l’accademia dei nobili alla Giudecca e la settecentesca scuola di nautica, le accademie letterarie e scientifiche, i collegi veneziani dei medici e dei pittori. In tale nuovo quadro istituzionale, dal 1530 ricominciò a crescere il numero degli scolari (nel 1542 se ne contavano circa 1.300) e crebbe anche il bilancio dell’ateneo, che nel 1538 consentì di attivare circa sessanta cattedre. Ma se lo Studio sembrava essersi ben ripreso dalla crisi in cui versava all’indomani della guerra, nella seconda metà del secolo si registrò un drastico declino del potere studentesco: lo scoppio di violenti tumulti nel 1560 portò il senato veneziano alla decisione di privare in modo definitivo gli studenti della possibilità di scegliere i professori, togliendo così ogni vincolo di dipendenza dei docenti dagli studenti. Il ’500 si caratterizzò però anche per alcuni importanti iniziative che contribuirono a fare dello Studio patavino una delle università europee più avanzate nella ricerca scientifica e nelle strutture. Risale al 1545 infatti la fondazione dell’Orto botanico, mentre nel 1595 venne realizzato il Teatro anatomico stabile, strutture che ebbero un ruolo fondamentale nello sviluppo della Scuola medica patavina. L’insegnamento della medicina era incardinato all’interno della Universitas artistarum, che constava di sette nationes, a seconda della provenienza degli scolari, e prevedeva gli studi di astronomia, dialettica, filosofia, grammatica, medicina e retorica. Ogni nazione eleggeva due consiglieri e i 14 consiglieri dell’Università artista a loro volta eleggevano il rettore e le altre cariche, il vicario, il vice-rettore, il sapiens, il sindaco, con attribuzioni variabili nel corso del tempo. Il programma di studi di medicina si
articolava attorno alle lezioni di medicina teorica, che prevedeva lo studio dell’origine dei sintomi e della terapia morbosi, di medicina pratica, orientata al commento dei casi clinici tratti dai testi di Avicenna e Rhazes (soprattutto la IV fen del Canone e il libro IX ad Almansorem), e di chirurgia e anatomia; ad esse, a partire dal 1533 con Francesco Bonafede (1474-1558), si aggiunse la cattedra ad lecturam simplicium, cui pochi anni più tardi (1564) si sarebbe affiancata anche quella ad ostensionem simplicium, affidata a Guilandino (Melchior Wieland, 1520c.-1589). Le cattedre erano poi articolate in insegnamenti ordinari e straordinari, i quali potevano comprendere, rispettivamente, due e tre loci, nella cui attribuzione giocavano un ruolo importante anche complicati criteri extra-scientifici, finalizzati alla gestione politica dell’istituzione universitaria.
Bibl.
Giuseppe Ongaro, La medicina nello Studio di Padova e nel Veneto, in Storia della cultura veneta, III/3, Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento, Vicenza, Neri Pozza, 1981, pp. 75-134. Piero Del Negro, L’età moderna, in L’Università di Padova. Otto secoli di storia, Padova, Signum, 2001, pp. 35-71.

Il teatro anatomico dell’Università di Padova. In Jacopo Filippo Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, antiporta.