Colleghi dello Studio di Padova, amici, medici, speziali

Colleghi dello Studio, amici, medici, speziali

Aldrighetti, Aldrighetto
Nobile padovano, nacque nel 1573 da Alfonso e Diana Villa. Studiò a Bologna e poi a Padova, dove si laureò. Giovanissimo, collaborò con l’Acquapendente nella cura del granduca di Toscana; fu poi in Francia, con gli ambasciatori veneziani Agostino Nani e Vincenzio Guffoni, e successivamente in Germania, ancora con l’ambasciatore Nani. Ritornato in patria, gli fu assegnata la lettura di Avicenna sul secondo luogo nel 1598 e sul primo nel 1601. Nel 1613 passò alla seconda cattedra di medicina straordinaria. Curò l’edizione delle lezioni de morbo Gallico del suo maestro Ercole Sassonia (1600). Morì di peste nel 1631, lasciando unico suo erede il figlio Antonio Luigi.

Bibl.
Giuseppe Vedova, Biografia degli scrittori padovani, Padova, Minerva, 1832, vol. I, pp. 40-42.

Augenio, Orazio
Nacque attorno al 1527 a Monte Santo, nelle Marche, da Luigi. Si addottorò in medicina a Camerino o a Fermo. Per un biennio fu lettore di logica a Macerata; nel 1559 passò alla cattedra di medicina teorica straordinaria in Roma, che tenne fin verso il 1563, quando si trasferì a Osimo e quindi a Cingoli nel 1570 e a Tolentino nel 1573. Nel 1578 fu chiamato a coprire la prima cattedra di medicina pratica a Torino, che occupò fino al 1592, quando fu chiamato a Padova sulla cattedra di medicina teorica. Tra le sue opere sono da menzionare gli Epistolarum et consultationum libri XXIV (1592), il De curandi ratione per sanguinis missionem (1570) e il De febribus, febrium signis, symptomatibus et prognostico libri VII, pubblicato tra il 1568 e il 1572 e successivamente a Francoforte nel 1604 e a Venezia nel 1607. Morì a Padova nel 1603.

Bibl.
Loris Premuda, Augenio, Orazio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. IV, Roma 1962, s.v.

Belloni, Camillo
Chiamato sulla cattedra di filosofia dello Studio di Padova nel 1591, tra il 1601 e il 1606 ebbe anche l’incarico di insegnare le Meteore nei giorni di vacanza. Richiamato sulla cattedra nel 1621, la tenne fino alla morte, di peste, nel 1631. Nel 1597 ebbe un’aspra controversia con Alpini per questioni di precedenzanel rotulo.

Bibl.
Antonio Favaro, Le opere di Galileo Galilei, vol. 20, Firenze, La Barbèra, 1909, p. 388.

Bimbiolo, Annibale
Padovano, aveva iniziato a insegnare nello Studio della sua città natale nel 1577; venne traserito sulla cattedra straordinaria di medicina teorica nel 1592. Nel 1578 fu tra i promotori della laurea di Prospero Alpini. Morì nel 1613.

Bibl.
Giuseppe Vedova, Biografia degli scrittori Padovani, Padova 1832, Vol. 1, p. 114.

Bottoni, Bernardino
Nacque a Padova nel 1530 c. Dopo la laurea Padova, divenne docente di logica nello stesso Studio nel 1555. Successivamente, passò alla cattedra di medicina pratica e poi a quella di medicina teorica. Il suo nome resta legato alla introduzione dell’insegnamento clinico al letto del malato presso l’Ospedale di San Francesco Grande nel 157+7-78. Nel 1578 fu tra i promotori della laurea di Prospero Alpini.Morì nel 1596. Tra le sue opere, il De vita conservanda (1582) e il De morbis muliebribus (1585).

Bibl.
Giuseppe Ongaro, Bottoni Albertino, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti dell’Univerità di Padova,
a cura di Piero Del Negro, Padova, Padova University Press, 2015, s.v., pp. 67.

Campolongo, Emilio
Nacque a Padova nel 1550 da Lodovico, di antica e nobile famiglia. Studiò medicina nella città natale; qui, nel 1578, iniziò a insegnare medicina teorica straordinaria in secondo loco, passando al primo nel 1583. Esercitò anche la medicina all’ospedale di S. Francesco Grande, a Padova. Nel 1591 successe all’Oddo nel corso di medicina pratica straordinaria; nel 1596 passò a quello di teorica ordinaria, reso vacante dalla morte del Bottoni. Godette di gran fama presso le maggiori corti della Penisola. Rigido galenista, seppe dare un contributo non trascurabilealla medicina rinascimentale, specialmente nel campo della semeiotica. La sua opera più importante è ΣΗΜΕΙΩΤΙΚΕ, seu Nova cognoscendi morbos methodus(1601), basata sugli insegnamenti di Argenterio e specialmente di Capodivacca, del quale viene riportatoun articolato schema per l’interrogatorio degli ammalati. Morì nel 1604 a Padova.

Bibl.
Giuliano Gliozzi, Campolongo, Emilio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 17, Roma 1974, s.v.

Casseri, Giulio
Nacque verso il 1552 a Piacenza, da cui il soprannome di dottor Piasentino. Trascorsa l’infanzia in grandi angustie economiche, decise di recarsi a Padova per studiare medicina, probabilmente al servizio di qualche ricco studente. Entrò alle dipendenze di G. Fabrici d’Acquapendente e apprese gli elementi dell’anatomia. Si laureò nel 1580. I suoi rapporti col maestro si fecero difficili e Casseri prese così ad esercitare in privato la professione chirurgica. Continuò ad approfondire i suoi studi anatomici, anche attraverso dissezioni private, almeno fino al 1586, quando esse vennero proibite. Quando nel 1595 il Fabrici non poté continuare le lezioni anatomiche per motivi di salute, fu invitato dagli studenti a tenerle, riscuotendo grande successo, con disappunto del vecchio anatomista. Nel 1600 pubblicò l’importante De vocis auditusque organis historia anatomica. Successivamente fece eseguire al Murer e al Fialetti le tavole, incise da Francesco Vallesi, per un atlante anatomico, che però uscì postumo (Tabulae anatomicae LXXVIII, Venezia 1627). Nel 1609 i riformatori dello Studio padovano separarono l’insegnamento della chirurgia da quello dell’anatomia, nominando Casseri per il primo. Morì nel 1616.

Bibl.

Augusto De Ferrari, Casseri, Giulio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 21, Roma 1978, s.v.

Cortuso, Giacomo Antonio
Nacque a Padova nel 1513 da famiglia nobile. Si laureò in medicina e si dedicò alla professione. I suoi interessi medici lo portarono a creare un orto privato dove coltivava numerose specie di piante officinali; fu in contatto epistolare con molti botanici europei. Nel 1575, fu, insieme a G.B. Zabarella, provveditore della Sanità a Padova e affrontò con decisione l’epidemia di peste che infuriava nella Repubblica di Venezia. Contrasse il contagiò, ma riuscì a guarire. Nel 1590, alla morte di Guilandino, fu nominato ostensore dei semplici, carica che mantenne fino alla morte. È assai probabile che a lui debba essere attribuita l’opera L’horto dei semplici di Padova, ove si vede la forma di tutta la pianta con le sue misure e indi i suoi partimenti, Venezia 1591, primo catalogo dell’istituzione patavina. Alla sua morte, nel 1603, gli succedette Prospero Alpini.

Bibl.

Augusto De Ferrari, Cortuso, Giacomo Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 29, Roma 1983, s.v.

Cesare Cremonini
Nato a Cento da Matteo, pittore di origini cremonesi, nel 1550, fu studente a Ferrara con Federico Pendasio. Divenne professore di filosofia naturale nello stesso ateneo nel 1579. Nel 1590 fu chiamato a Padova per insegnare filosofia naturale in secundo loco in sostituzione di Giacomo Zabarella. Ferventeantigalenista, difensore della medicina averroista e sostenitore della mortalità dell’anima, fu sospettato di eresia e nel 1598 venne denunciato all’inquisizione di Padova. Il procedimento si risolse senza conseguenze, ma Cremonini dovette affrontare altri due processi, uno nel 1608 e l’altro nel 1611, dai quali uscì indenne grazie alla protezione della Repubblica veneziana. Morì di febbri catarrose a Padova nel 1631. Amico e rivale, dal punto di vista filosofico, di Galileo, Cremonini, principe dei peripatetici patavini, riteneva che l’interpretazione dei dati osservativi non potesse andare disgiunta dall’esistenza di una dottrina filosofico-naturale complessiva che la nuova cosmologia galileiana ancora non era in grado di offrire. Con Prospero Alpini, di cui fu testimone ed esecutore testamentario, ebbe rapporti di stima eaffetto.

Bibl.
Marco Forlivesi, Cesare Cremonini, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero. Filosofia, Roma, Treccani, 2012.

Fabrici d’Acquapendente, Girolamo
Nacque nel 1533 ad Acquapendente e si trasferì a Padova verso il 1550 per conseguire il dottorato in medicina (1559). Allievo di Falloppia, fu chiamato alla lettura della chirurgia con obbligo di insegnamento dell’anatomia nel 1565, cattedra che resse per cinquant’anni. Apprezzato medico pratico, nella ricerca anatomica applicò con efficacia il metodo comparativo. Si occupò di embriologia, degli organi di senso e a quelli di fonazione; ma è soprattutto ricordato per il De Venarum ostiolis (1603), che ebbe un’influenza notevole su William Harvey. Il suo nome resta legato all’erezione del teatro anatomico permanente dello Studio patavino nel 1595. Morì a Padova nel 1619.

Bibl.
Maurizio Rippa Bonati, Fabrici d’Acquapendente Girolamo, in Clariores. Dizionario biografico dei docenti e degli studenti
dell’Univerità di Padova, a cura di Piero Del Negro, Padova, Padova University Press, 2015, s.v., pp. 146-147.

Galilei, Galileo
Nato a Pisa nel 1564 da Vincenzo, studiò medicina nell’ateneo della sua città natale, avvicinandosi viepiù a interessi fisico-matematici. Nel 1589, senza aver conseguito il titolo dottorale, ottenne la cattedra di matematica nello Studio pisano. Nel 1592 venne chiamato all’Università di Padova, dove continuò lo studio del moto dei corpi e approfondì l’astronomia, convincendosi progressivamente della validità della teoria copernicana. Con l’ausilio di un telescopio da lui stesso costruito, nel 1609 scoprì i satelliti di Giove, le fasi di Venere e i monti della Luna, dando conto di tali osservazioni celesti nel Sidereus nuncius (1610). Chiamato a Firenze come matematico del Granducato di Toscana, continuò i suoi studi astronomici, sviluppando le ipotesi eliocentriche nonostante un primo ammonimento delle autorità religiose nel 1616. La pubblicazione, nel 1632, del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, arguta apologia del copernicanesimo, lo portò davanti al tribunale dell’Inquisizione. Condannato ad abiurare e costretto a vivere in isolamento ad Arcetri, completò i suoi studi di meccanica, pubblicando nel 1638 i Discorsi intono a due nuove scienze. Morì quasi cieco nel 1642. Galileo fu certamente conoscente di Alpini, con il quale condivideva l’amicizia con Paolo Gualdo e Lorenzo Pignoria, esecutori testamentari del Marosticense. Alpini manifesta alta stima e vivace interesse nei confronti del Pisano e delle sue scoperte astronomiche in un passo dei De rerum Aegyptiarum libri (1735).

Bibl.
Prospero Alpini, Historiae Aegypti naturalis pars prima. Qua continentur Rerum Aegyptiarum libri quatuor, Lugduni
Batavorum, apud Gerardum Potuliet, 1735, vol. 1, p. 4.
Giuseppe Ongaro, Contributi alla biografia di Prospero Alpini, in La personalità e l’opera scientifica di Prospero Alpini (atti
del simposio Marostica, 16 giugno 1963), «Acta medicae historiae Patavina», 8-9 (1961-62/1962-63), pp. 79-168.
Ugo Baldini, Galilei, Galileo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 51, Roma 1998, s.v.

Gualdo, Paolo
Nacque a Vicenza da Giuseppe nel 1553; studiò legge a Padova e conseguì la laurea nel 1581. Nel 1582 venne chiamato a Roma al servizio del cardinal Castagna, poi Urbano VII, come segretario dei meoriali. Nel 1585 fu ordinato prete a Vicenza e poco dopo fu investito di un canonicato. Dopo avervi rinunciato, nel 1591, si stabilì a Padova, divenendo, nel 1596, vicario generale del vescovo Corner e poi arciprete della cattedrale. Intimo di Giovanni Vincenzo Pinelli, del quale scrisse la vita, fu autore di importanti saggi di interesse erudito e biografico. Alpini, suo caro amico, lo volle come proprio esecutore testamentario.

Bibl.
Antonio Favaro, Le opere di Galileo Galilei, Firenze, Barbèra, 1899-1909, vol. 20, indice biografico, s.v.
Giuseppe Ongaro, Contributi alla biografia di Prospero Alpini, in La personalità e l’opera scientifica di Prospero Alpini (atti
del simposio Marostica, 16 giugno 1963), «Acta medicae historiae Patavina», 8-9 (1961-62/1962-63), pp. 79-168.

Liceti, Fortunio
Medico e filosofo nato a Rapallo nel 1577, fu docente di logica a Pisa e, dal 1609, di filosofia a Padova come successore di Belloni. Insegnò poi a Bologna e tornò a Padova nel 1645 a insegnare medicina. Strenuo difensore dell’aristotelismo, sostenne le posizioni peripatetiche e galeniche in numerose opere di medicina e di filosofia naturale, tra le quali vanno ricordate De monstrorum causis, natura et differentiis (1616), De spontaneo viventium ortu (1618), De motu sanguinis origineque nervorum (1647). Morì a Padova nel 1657. Legato da un rapporto di profondo affetto a Prospero Alpini, ne fu esecutore testamentario. Nel 1620 comunicò per lettera la morte dell’amico a Galileo.

Bibl.
Giuseppe Ongaro, Liceti, Fortunio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 65, Roma 2005, s.v.

Manno, Giovanni Giacomo
Nativo di Salò, dal 1573 risiedette come medico dell’ambasciata veneziana in Egitto, al Cairo, e almeno dall’ottobre del 1582 in Siria, ad Aleppo, qui probabilmente in sostituzione di Minadoi. Descrisse le pratiche di salasso della medicina egiziana nell’opera De malleorum scarificatione (1583). Morì ucciso durante un viaggio verso Costantinopoli. Con Alpini condivise, oltre all’esperienza in Oriente, anche la comune conoscenza di Minadoi, anche se i rapporti di quest’ultimo con lui non furono buoni.

Bibl.
Giovanni Giacomo Manno, De malleorum scarificatione ex veterum sententia, Patavii, apud Paulum Meietum, 1583,
praefatio.
Pietro Amat di San Filippo, Biografia dei viaggiatori italiani colla bibliografia delle loro opere, Roma, Tip. Romana, 1882 (2aed.).

Massaria, Alessandro
Nato a Vicenza nel 1524, studiò presso l’Università di Padova, dove si addottorò in medicina. Rientrato a Vicenza per praticare come medico, fu tra i promotori dell’Accademia Olimpica (1556) e nel 1563 fondò il Collegio dei medici vicentino. Nel 1578 si trasferì a Venezia e nel 1587 fu chiamato sulla prima cattedra di medicina pratica presso l’Università di Padova. Morì a Padova 1598. Tra i novatores più importanti del periodo, Massaria viene ricordato soprattutto per il trattato De peste (Venezia 1579), in cui teorizza, seguendo Fracastoro, l’esistenza di minuscoli corpuscoli responsabile del contagio. Significative testimonianze dei suoi interessi di ricerca sono anche le Disputationes duae sul salasso (Venezia 1588) e il De abuso medicamentorum vescicantium et theriacae in febribus pestilentialibus (Padova 1591), dove metteva in guardia dell’utilizzo della teriaca.

Bibl.
Lorenzo Pezzotti, Alessandro Massaria e il suo tempo, Vicenza, Tipografia G. Rumor, 1954.

Minadoi, Giovanni Tommaso
Nacque a Ferrara verso il 1549, trascorse la giovinezza a Rovigo e si iscrisse poi all’Università di Padova. Ottenne la laurea in medicina il 29 marzo 1576. Nel 1578 si recò ad Aleppo con il console veneziano in Siria Teodoro Balbi. Tornato a Venezia in data imprecisata, fu alla corte dei Gonzaga per curare il duca Guglielmo tra il 1583 e il 1584, anno in cui fece ritorno in Siria al servizio del console Giovanni Michiel. Soggiornò due anni tra Aleppo e Costantinopoli. Nel 1586 tornò a Venezia. L’anno seguente pubblicò la celebre Historia della guerra fra Turchi et Persiani (Roma 1587; Venezia 1588). Nel 1589 ottenne l’incarico di medico della comunità di Udine. Di nuovo a Venezia nel 1595, riprese contatto con gli esponenti del patriziato filocuriale e filospagnolo, che gli permisero di ottenere la cattedra di medicina pratica straordinaria nello Studio padovano nel 1596. Nel 1602, dopo essere accolto nella locale Accademia dei Ricovrati, fu promosso all’insegnamento della medicina pratica in secondo luogo; raggiunse il primo luogo nel 1612. Recatosi alla corte del granduca Cosimo II de Medici per ragioni professionali, morì a Firenze il 29 maggio 1615. Legato alla tradizione galenica, tra le sue opere mediche vanno segnalati il De humani corporis turpitudinibus (Padova 1600), e il De febre maligna (ibid. 1604).

Bibl.
Giuseppe Gullino, Minadoi, Giovanni Tommaso, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 74, Roma 2010, s.v.

Negro, Antonio
Nato nel 1560, discepolo di Massaria e titolare dal 1591 della lettura in primo luogo ad tertium Avicennae librum presso lo Studio di Padova, fu chiamato, nel 1601, alla lettura secundae fen primi Canonis Avicennae, insegnamento di caratttere semeiologico appena istituito su proposta di Orazio Augenio con il consenso di molti docenti patavini, tra cui Alpini. L’insegnamento, denominato in seguito de pulsibus eturinis, a partire dal 1619 assumerà anche carattere pratico, con osservazioni sugli ammalati dell’ospedale padovano di San Francesco Grande. Morì nel 1626.

Bibl.
Bartolo Bertolaso, La cattedra “de pulsibus et urinis” (1601-1748) nello Studio padovano, estr. da “Castalia”, 16/3 (1960).

Pellegrino, Giovanni Pietro
Padovano, figlio di Giovanni Battista, ottenne il terzo luogo della pratica medica straordinaria presso lo Studio di Padova nel 1598. Dal 1613 fu titolare dell’insegnamento diebus festis di teorica straordinaria. 

Bibl.
Jacopo Filippo Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini ex typographia Nicolai Schiratti, 1654, pp. 317, 323.

Pignoria, Lorenzo
Nato a Padova da Antonio, nel 1571, studiò diritto a Padova, ma non conseguì la laurea. Entrò nel gruppo che si raccoglieva intorno a Gian Vincenzo Pinelli (morto nel 1601), frequentato anche da Galileo. Nel 1602 fu consacrato sacerdote e divenne segretario del vescovo di Padova Marco Corner, che, nel 1605, lo volle con sé a Roma, dove rimase per due anni, dedicandosi con entusiasmo allo studio delle antichità. Rientrò a Padova e rifiutò la cattedra di umane lettere a Pisa, offertagli su intercessione di Galileo Galilei, per potersi dedicare ai suoi studi antiquari, etnografici, storici e letterari, che troveranno espressione innumerose, importanti pubblicazioni. Morì a Padova nel 1631 durante l’epidemia di peste. Alpini, suo caro amico, lo nominò tra i propri esecutori testamentari. Bibl.Maurizio Buora, Pignoria, Lorenzo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol.83, Roma 2015, s.v. Giuseppe Ongaro, Contributi alla biografia di Prospero Alpini, in La personalità e l’opera scientifica di Prospero Alpini (atti del simposio Marostica, 16 giugno 1963), «Acta medicae historiae Patavina», 8-9 (1961-62/1962-63), pp. 79-168.

Pinelli, Gian Vincenzo
Nato a Napoli nel 1535 da famiglia nobile di origini genovesi, si stabilì a Padova nel 1558. Erudito, bibliofilo, antiquario, collezionista di naturalia e artificialia, fu l’animatore di un circolo frequentato dai migliori spiriti della città, come Cesare Baronio, Roberto Bellarmino, Torquato Tasso, Giusto Lipsio, Galileo, al quale ultimo fu proprio Pinelli a suggerire, nel 1592, di prendere contatto con l’allora riformatore allo Studio Giovanni Michiel per candidarsi alla cattedra di matematica dell’ateneo patavino. Morì nel 1601. Alpini, che gli fu amico, lo definisce “vir & genere, & disciplinarum omnium studio maxime illustris” nei De rerum Aegyptiarum libri.

Bibl.
Prospero Alpini, Historiae Aegypti naturalis pars prima. Qua continentur Rerum Aegyptiarum libri quatuor, Lugduni
Batavorum, apud Gerardum Potuliet, 1735, vol. 1, p. 172.
Marco Callegari, Pinelli, Gian Vincenzo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 83, Roma 2015, s.v.

Rudio, Eustachio
Nacque a Belluno intorno al 1548. Conseguito il dottorato in arti e medicina presso lo Studio di Padova nel 1574, si portò in Friuli, dove esercitò la professione medica per un decennio. Si trasferì quindi a Venezia, dove completò la sua formazione sotto la guida di Alessandro Massaria. Dopo esser stato lettore di medicina pratica nella pubblica Libreria per un biennio, si spostò a Montagnana, nel Padovano, prima di tornare in Friuli, nel 1595, come medico della comunità di Udine. Nel 1599 venne chiamato sulla cattedra padovana di pratica medica ordinaria in secundo loco (in primo loco nel 1603). Nominato cavaliere di S. Marco nel 1607, fu ascritto alla nobiltà udinese il 31 luglio 1609. Morì nel 1612. Come medico, godette in vita di notevole fama. Tra le sue opere, sono da ricordare il compendio di medicina pratica Ars medica (1608), la frettolosa sintesi di cardiopatologia De naturali atque morbosa cordis constitutione (1600) e l’importante trattato di psicofisiologia galenica De anima (1611).

Bibl.
Massimo Rinaldi, Rudio, Eustachio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 89, Roma 2017, s.v.

Sassonia, Ercole
Nato a Padova nel 1551, si laureò in medicina nel 1575 nello Studio patavino. Si stabilì poi a Venezia dove rimase fino al 1590, quando fu chiamato sulla cattedra di medicina pratica a Padova; soggiornò per lungo tempo a Vienna, alla corte di Massimiliano II. Ritornò poi a Padova dove rimase fino alla morte, nel 1607. I suoi scritti, che trattano soprattutto di semeiotica, malattie epidermiche e veneree, sono raccolti in Opera practica (1607). Bibl. Adalberto Pazzini, Storia della Medicina, I, Milano, Società Editrice Libraria, 1947, pp. 697–698.

Selvatico, Benedetto
Nacque a Padova nel 1574. Laureatosi nel 1597, venne nominato lettore straordinario di medicina teorica nel 1603; divenne poi professore straordinario di medicina pratica in secundo Ioco nel 1607 e in primo Ioco nel 1612; professore ordinario in secundo Ioco nel 1618 e in primo Ioco nel 1632; fu autore di quattro centurie Consiliorum et responsorum medicinalium pubblicate a Padova nel 1652. Principe della padovana Accademia dei Ricovrati e medico stimato in patria e all’estero, ottenne il titolo di conte palatino dal re di Polonia. Morì nel 1634. Alpini, gli dedicò la disputatio De rhapontico nel 1612.

Bibl

Prospero Alpini, De rhapontico disputatio in Gymnasio Patavino habita, Patavii, apud Petrum Bertellium, ex Typographia
Gaspari Crivellarii, 1612, dedica. B.G. Selvatico Estense, Adriano Spighelio e Benedetto Selvatico, in L’Università di Padova nel VII centenario della sua fondazione, Padova 1922, p. 52. Maurizio Rippa Bonati, Benedetto Selvatico P.P.P.P., “Padova e il suo territorio”, 116 (2005), pp. 17-18.

Trevisan, Nicolò
Nato nel 1559, fu chiamato a occupare il secondo luogo di medicina pratica straordinaria dello Studio di Padova nel 1599 e il terzo luogo di teorica straordinaria nel 1600. Nel 1607 giunse al secondo luogo di teorica ordinaria, che tenne fino alla morte, avvenuta nel 1633. 

Bibl. 

Antonio Favaro, Le opere di Galileo Galilei, vol. 20, Firenze, La Barbèra, 1909, p. 549.

Vigonza, Alessandro
Padovano, nel 1591 fu chiamato sul terzo luogo di medicina pratica starordinaria nello Studio della sua città natale. Fu poi promosso al secondo luogo nel 1598 e al primo nel 1607. Ottenne il secondo luogo di pratica ordinaria nel 1612. Morì nel 1619. Bibl. Antonio Favaro, Le opere di Galileo Galilei, vol. 20, Firenze, La Barbèra, 1909, p. 554.