PROSPERO ALPINI PREFETTO DELL’ORTO BOTANICO DI PADOVA

I un’epoca in cui tutti i medicamenti erano costituiti da prodotti naturali, la maggior parte dei quali di origine vegetale, era normale che i medici fossero anche esperti di piante.
Va tuttavia riconosciuto al medico Prospero Alpini, nominato nel 1603 Prefetto dell’Orto botanico di Padova e titolare dell’insegnameno pratico di Ostensio simplicium (dimostrazione pratica delle piante medicinali), un ruolo importante per il progresso delle discipline botaniche. Dobbiamo all’Alpini un fondamentale contributo alla conoscenza della flora dell’isola di Creta dove, tra febbraio e marzo 1581, fece tappa nel corso del periglioso viaggio alla volta dell’Egitto come medico al seguito del nuovo console di Venezia Giorgio Emo. L’Alpini approfittò della sosta per compiere uno studio sulle piante dell’isola e ne descrisse 84 specie. L’indagine, i cui risultati furono pubblicati nell’opera postuma De plantis exoticis (1627), riveste un particolare interesse scientifico perché la descrizione delle piante è accompagnata da illustrazioni accurate e naturalistiche che permettono, a differenza degli studi floristici precedenti, l’identificazione delle piante. Queste immagini appaiono ancor più significative se si considera che, per alcune piante esotiche, esse rappresentarono il materiale documentario più fedele e ricco di dettagli di cui Linneo potè disporre per la sua classificazione delle specie; pertanto esse vanno considerate il “lectotipo” delle corrispondenti specie linneane. Prospero Alpini contribuì anche alla conoscenza della flora dell’Egitto, anche se

nel suo De plantis Aegypti (1592) dette maggior risalto alle piante di interesse economico e a quelle utilizzate a fini terapeutici dalla popolazione egiziana che non alla flora spontanea. All’Alpini dobbiamo anche la prima immagine della pianta del caffè e la descrizione dell’uso e delle proprietà della bevanda (“caova”) ricavata dai semi.
Molto ampie e dettagliate anche le informazioni fornite sul sesamo (Sesamum indicum L.): l’olio dei semi era molto usato a scopo alimentare ed era venduto a un prezzo superiore a quello dell’olio di oliva; i semi erano particolarmente usati dalle donne che desideravano ingrassare. Il decotto della pianta di sesamo era usato per fomenti per risolvere oftalmie (fomenti modo oculis adhibito), ma anche per curare tossi, difficoltà respiratorie, pleuriti e polmoniti, come pure per promuovere il flusso mestruale. Un decotto della pianta e dei semi si usava in clisteri per i dolori colici “et ad emolliendum alvum”, unito al miele era usato topicamente per curare ustioni, infiammazioni, e per risolvere e portare a suppurazione foruncoli. L’olio di sesamo era ritenuto utile anche per il prurito della pelle. Si deve ricordare anche il contributo dell’Alpini alla conoscenza floristica del Veneto, con la scoperta, nei dintorni di Bassano, di una pianta nuova, da lui denominata Campanula pyramidalis minor. Purtroppo oggi questa specie, cui Linneo aveva dato il nome di Campanula alpini, non conserva più memoria del suo scopritore perché è divenuta, per motivi di revisione sistematica del genere Campanula e di sinonimia, Adenophora liliifolia.

Campanula alpini nuova specie indigena che l'Alpini descrisse in "De plantisi Exocitis" sotto il nome di "Campanula pyramidalis minor"

Il nome dell’Alpini resta comunque legato al genere Alpinia (Zingiberacee), che annovera specie ornamentali e aromatiche come la galanga. Va sottolineato il ruolo dell’Alpini nell’introduzione all’Orto Botanico di Padova, per la prima volta in Italia, di alcune specie esotiche, tra cui il fagiuolo egiziano (Dolichos lablab L.) e la “malva dei Giudei” (Corchorus olitorius), il cui uso era stato osservato in Egitto. Il fagiuolo egiziano è pianta forse di origine asiatica, coltivata fin dall’antichità e utilizzata a scopo alimentare e medicinale. Apprendiamo dall’Alpini che le donne egiziane usavano bere un decotto di questa pianta con zafferano per stimolare il flusso mestruale e inoltre che era ritenuto utile per combattere tosse e dispnea nonché come diuretico.  La “melochia” dell’Alpini e cioè Corchorus olitorius L. è una pianta originaria dell’India che oggi ha interesse specialmente come pianta da fibra (iuta) utilizzata per la produzione di tele da imballaggio e cordami; per questo la pianta è nota anche come “canapa del Bengala”. In Egitto e in Arabia questa specie è denominata “malva dei Giudei” perché è ricca di mucillagini e viene utilizzata analogamente alla malva e all’altea. Ed è proprio l’Alpini che fornisce una dettagliata descrizione dell’uso alimentare e medicinale di questa pianta, sottolineandone la somiglianza con l’altea per il contenuto in mucillagine dei semi e delle foglie e precisando che la mucillagine della melochia possedeva anche “maiorem viscidi- tatem … quam althaea”. La melochia era utilizzata per portare a suppurazione, come risolvente e come emolliente.

Rheum Rhaponticum, rapontico, in Prospero Alpini, De plantis exocitis, Venezia 1592.

Il decotto della pianta intera e in particolare il decotto delle foglie, zuccherato, era utilizzato per le tossi secche e stizzose e giovava a quanti avessero difficoltà respiratorie.

I semi, alla dose di due dracme, “copiosissime purgant omnes humores”, cioè erano quello che oggi definiremmo un purgante meccanico. La malva dei Giudei era molto apprezzata come pianta alimentare dagli Egiziani, che la usavano come noi usiamo le bietole, anche se talora poteva portare a occlusioni intestinali.
L’Alpini aveva stabilito una fitta rete internazionale di scambi di piante e di semi, grazie alla quale giunsero all’Orto di Padova per la prima volta anche il rapontico dalla Tracia e l’enotera dall’America settentrionale (Virginia).  Il rapontico era un ingrediente che entrava nella composizione dei più famosi antidoti. I medici e gli speziali, inoltre, ne facevano uso per curare disturbi del fegato e della milza e per l’asma. A Padova la pianta si acclimatò perfettamente, tanto da indurre l’Alpini ad auspicare una coltivazione su larga scala per garantire la reperibilità di questa droga esotica che cominciava a scarseggiare. Il L’enotera è oggi naturalizzata in Italia lungo i litorali. Dai suoi semi si ricava un olio caratterizato da un elevato contenuto in acidi grassi poliinsaturi e che rappresenta un’ottima fonte naturale di acide grassi essenziali della serie omega-6. Sotto la direzione di Prospero Alpini l’Orto patavino divenne un attivo centro di studio e di ricerca, rinomato a livello internazionale.

ELSA M. CAPPELLETTI

Prefetto dell’Orto Botanico dell’Università di Padova.